Torna alla Home
Ti trovi in: Home  »  Ego  »  Circus 2008  »  Settembre 2008
Condividi su  Facebook Condividi su  Twitter Consiglia la pagina

Settembre 2008


...da impazzire perchè morire sarebbe troppo facile

Oggi ho fatto un sogno.
Ho sognato che ero a letto e che stavo sognando.
E che poi ad un certo punto è arrivato il mattino a bussarmi alle finestre e allora io mi sono svegliato ho aperto gli occhi e mi sono trovato nella realtà che poi questa realtà era anche più bella del sogno che stavo facendo e mi sono girato ed ho guardato accanto a me
e c'era lei
che se ne stava lì ed era bellissimo guardarla mentre aveva gli occhi chiusi e la sua mente chissà dove e c'aveva anche un sorriso sulle labbra ed era serena ed allora il mio sogno continuava che io mi abbassavo verso di lei e l'annusavo e sentivo l'odore ed il calore del suo respiro che mischiati insieme erano come l'aria che vorrei un giorno respirare per l'eternità in paradiso o ovunque mi manderanno e allora io ho pensato che un regalo più bello nella vita non avrei mai potuto averlo e allora gliel'ho sussurrato nell'orecchio e lei ha sorriso di nuovo ed io non so se quelle parole le erano arrivate perchè era sveglia e mi aveva sentito che l'annusavo o le erano arrivate nel sogno che stava facendo e pensavo che sarei stato ore a guardarla mentre dormiva che sarei stato tutta la vita a proteggere tutti
i sogni suoi
e a fare in modo che abbia sempre quel sorriso sereno e felice sulle labbra e poi, dicevo, il sogno continuava che io mi alzavo piano dal letto piano per non svegliarla e sempre pianissimo me ne andavo verso il letto piccolo e la prendevo in mano lentamente per non svegliare neanche lei, la prendevo in mano
ed è nostra pensavo,
è una cosa così perfetta
ed è nostra
e allora annusavo anche lei ed era incredibile come avesse lo stesso odore della mamma pensavo, e questo mi faceva impazzire perchè avevo lì con me due cose meravigliose che avevano lo stesso incredibile odore ed un regalo più bello nella vita non avrei mai potuto averlo, questo, ancora una volta pensavo, poi, sempre nel sogno, mi riavvicinavo al letto e pianissimo dalle mie braccia la lasciavo scivolare sul materasso caldo e la tenevo lì in mezzo a noi e allora lei si svegliava mi guardava e poi guardava quel minuscolo essere lì in mezzo a noi e poi mi guardava di nuovo con
quegli occhi così piccoli e semplici
che quando li lascia così al naturale le dico sempre, io impazzisco, mi fa morire e poi mi sorride ed io penso ancora una volta che sono fortunato e che per me la vita potrebbe finire anche in quel momento che il mondo intero, l'universo potrebbe implodere in quell'istante e lasciarmi per sempre e per ultima quest'immagine meravigliosa ed io saprei che tutti i miei anni sarebbero serviti e sarebbe valsa la pena viverli solo per esistere in quel preciso momento con
noi tre su quel letto.
Poi il sogno è finito più o meno a quel punto perchè quando mi sono svegliato mi sono accorto che non c'era più niente da sognare che mi sarebbe bastato così e che il resto è solo da costruire nella realtà e che sarebbe bella come quel sogno, la realtà intendo, e allora mi sono messo seduto sul bordo del letto con le mani sul viso e ho tentato di non farle scendere giù e le ho scacciate via con un sorriso che tanto il sorriso è un antitodo forte mi sono detto e che comunque vale la pena sognarle queste cose e ringrazio di poterlo fare e finchè posso continuerò a farlo che poi io sono uno che c'ha delle cose e so darle a chi le vuole queste cose e tanto lo so che io, adesso, sono solo un ponte.

21 Settembre 2008


...oggi è domenica e quindi domani è lunedì

C'è un libro che se ne sta lì tutte le sere e mi fissa.
Si chiama Màrquez. Lo scrittore, non il libro.
Se ne sta lì con il suo bel titolo stampato sulla copertina.
È piccolo e ha poche pagine che qualcuno potrebbe dirmi che lo posso leggere in due giorni.
Ma non lo prendo neanche in mano, come scottasse, come se fosse un frutto proibito, come se mi mancasse il coraggio di farlo.
Dentro c'è scritto qualcosa, così mi hanno detto, ed io ho paura di non trovarlo questo qualcosa, oppure ho paura di scoprirlo e di leggere parole così terribili o così meravigliose e di essere comunque trafitto da una lancia.
Eppure sono attratto terribilmente come fosse davvero il frutto dell'eden.
Mi sembra che ci debba essere un momento ben specifico per poterlo prendere in mano, aprirlo e cominciare a scorrere tra le righe. Ed ho come l'impressione che questo momento arriverà, ed allora io capirò.
Io voglio farglielo sapere a quel libro quanto è importante e che non mi sono dimenticato di lui. Ecco perchè lo porto in vacanza con me e lo tengo sul mio comodino.
Poi oggi sono stato in libreria e ne ho comprato un altro impossibile, con un titolo improbabile che quando l'ho visto sullo scaffale mi sono venuti i crampi allo stomaco e non sapevo se ridere o uccidermi, non sapevo se fosse uno scherzo e se ci fossero telecamere nascoste tipo candid camera, e alla fine, dicevo, l'ho comprato ed in effetti, già so che è uno scherzo. Compro tutto ciò che ritengo meraviglioso e tutto ciò che ritengo orripilante, sono fatto così. Un giorno probabilmente scoprirò che esiste anche il grigio, e avendo conosciuto gli estremi, mi ci troverò bene.
E comunque sono riuscito a tornare a casa con tre libri, pur promettendomi che non ne avrei comprato neanche uno. Ed invece, uno, quello impossibile, l'ho comprato. Gli altri due, non ho parole. Davvero.
Oggi sono uscito vestito con un jeans grigio, una maglietta nera, scarpe nere ed un cappellino giallo.
Forse non mi hanno visto.

14 Settembre 2008


(Quasi) niente da dichiarare

Stasera mi dedico al noir.
Detto così potrebbe anche sembrare che stia parlando di musica, ma quelli sono i nuar, e sono un'altra cosa.
Quindi, il noir, dicevo.
Ed è cosa buona, penso.
Di solito è un genere che prediligo quando mi sento bene.
Tanto per citare (esageratamente) un film, potrei dire mai stato così lontano dallo stare bene, ma stasera mi va così. E quindi noir. Punto e basta.
Ho fatto questa premessa e a rileggerla, non so neanche io il perchè, forse per non parlare delle solite cose, forse per liberarmi dei soliti argomenti e dirmi che c'è anche qualcos'altro.
Che siamo arrivati a settembre, per esempio. Che è passata un'altra estate e che il venticinque agosto, in un modo o nell'altro è una data che rincorre e s'inchioda nella mia vita. E con questo, sono tre anni. Basta, direi.
Si volta pagina, direi. E questa volta si apre un libro, intero, direi.
Uno di quelli nuovi, appena usciti nella mia personalissima libreria. Inevitabile. Forse anche questo dallo stile un pò noir, ma sicuro riflessivo, attento e forte. Altrochè se lo sarà. Forte, intendo.
Ma questo argomento lo posticipo ad ottobre, non prima.
Per il resto, tutta questa estate fino a poche ore fa, ho tenuto la testa alzata verso il cielo, e sulla mia faccia ci è piovuto di tutto.
Mi sono bagnato, ho ballato ho cantato ho riso ho gridato ho pianto sono scivolato e mi sono rialzato. Tutto, sotto questa pioggia di tutto.
Bella eh! Stà pioggia è stata bella, dico. Veniva giù che diolamandava e ci trovavi di tutto lì in mezzo.
Pensa se non avesse piovuto. E chi l'avrebbe sopportata un'estate da morto vivente!
Ci ho girato intorno fino ad ora e non arrivo al punto. Gioco con le parole, parlo di qualunque cosa e di niente, generalizzo e non dico tutto. Ma di cose ne ho dette. Anche troppe forse, ma finchè ho l'aria nei polmoni e, tanto per citare questa volta uno scrittore, finchè ho una storia da raccontare, io continuo.
Non mi nascondo e dico. Con o senza parole, dico.
Io sono uno che non si stanca così facilmente, finchè i muscoli reggono, io resisto.
Adesso scusate, devo andare, non lo sentite anche voi questo rumore in lontananza?
Come fosse un treno in arrivo...

11 Settembre 2008


Chiedi informazioni Stampa la pagina