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Maggio 2010


Una storia

E venne il giorno.
Venne il giorno in cui dio decise di creare il mondo.
Si avvicinò al mio orecchio e mi chiese come volevo che fosse.
Cominciò, e per prima cosa diede vita alla terra. E me ne fece dono.
Ma io non ero felice ed allora dio si avvicinò al mio orecchio e mi chiese come avrei voluto che fosse la terra.
E continuò. Prese il cielo e lo mise tutt'intorno in modo che io, in qualsiasi posto mi trovassi, potessi alzare la testa e vedere l'azzurro.
Ma quando di nuovo si avvicinò a me, tenni gli occhi bassi e gli dissi che ancora non ero felice.
Ed allora dio decise di fare il sole per riscaldare il giorno, le stelle per illuminare la notte, e mise tutto nel cielo. Si avvicinò al mio orecchio e mi chiese se finalmente ero felice.
Ma io senza guardarlo, ancora una volta, gli dissi che c'era qualcosa che mi mancava.
Dio cominciò a pensare. Fu allora che prese l'acqua e fece i mari i fiumi ed i laghi. Li sparse per tutta la terra, e me ne fece dono.
Ma nonostante tutto io non riuscivo ad essere felice.
Ma dio continuò, creò gli animali e riempì gli oceani di pesci, prese gli uccelli, diede loro le ali e ne riempì il cielo, prese poi tutte le altre meraviglie viventi e le sparse in ogni angolo della terra.
Allora dio tornò da me, si avvicinò al mio orecchio e mi chiese se tutto quello che aveva creato mi bastasse per essere felice.
Ma io, anche quella volta non lo guardai. E lui capì.
Fu così che prese i fiori più belli e profumati e decorò tutti i prati della terra, prese tutti gli alberi più forti e maestosi, li mise in ogni angolo del globo e creò le foreste. E me ne fece dono.
Ed allora io cominciai a piangere perché nonostante tutto quello che dio aveva creato per me, sentivo che non riuscivo ad essere felice.
E piansi sui mari, sugli alberi e sugli animali. Su tutto ciò che dio aveva fatto. Piansi uragani e terremoti, piansi maremoti e trombe d'aria, perché io, nonostante tutto, ad essere felice, proprio non riuscivo.
Fu allora che dio capì cosa mancava.
Aspettò. E scelse un giorno.
Prese tutti i colori del mondo e li mescolò insieme, prese un pennello e ne immerse la punta dentro.
Con un unico colpo, come un pittore davanti ad una tela, disegnò un arco, proprio lì, in mezzo al mio cielo.
Fu in quel momento che si avvicinò a me per chiedermi se ero felice.
Io alzai gli occhi e vidi che dio aveva illuminato il mondo con un arcobaleno.
E fu allora che gli sorrisi per aver reso la mia vita così perfetta.

11 Maggio 2010


Bea

- ...mi piacerebbe sentirtelo dire.
- che cosa?
- che lo ami. Che non ti sposi con lui solo per andartene da casa, per allontanarti da Barcellona e dalla tua famiglia, per scappare dove non possano più farti soffrire. Che la tua è una scelta, non una fuga.

Negli occhi di Bea brillavano lacrime di rabbia.

- non hai il diritto di parlarmi così, Daniel. Tu non mi conosci.
- dimmi che mi sbaglio e me ne vado subito. Lo ami?

Ci fissammo a lungo, senza parlare.

- non lo so. Non lo so.
- qualcuno ha detto che nel momento in cui ti soffermi a pensare se ami o meno una persona, hai già la risposta.

Bea cercò una traccia d'ironia sul mio volto.

(dal romanzo "L'ombra del vento")

4 maggio 2010



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