Altri mondi
Inevitabile stà cosa qui.
Sono tre giorni che me la porto dentro che mi rigiro la matita tra le dita che scarabocchio il foglio che ho davanti.
E che faccio delle facce strane davanti lo specchio che rigiro la mia anima come un calzino che mi passano per la mente, insieme, tutti i pensieri del mondo.
Inevitabile che finisse così su questo pezzetto di mondo mio.
Mi sono convinto stasera, quando sul raccordo spingevo sull'accelleratore e per qualche minuto, ho spento i miei sensori di difesa e proprio mentre andavo spedito con la ruota precisa sulla linea di mezzeria ho pensato che avrei voluto addormentarmi. In quel preciso istante. Spegnermi mentre tutto, intorno a me, ancora era sveglio, mentre tutta la vita scorreva al di là del finestrino.
E avrei dormito senza paura, in quel momento, era incredibile, ma non avrei avuto paura di niente, avrei solo voluto dormire mentre tutti quei pensieri appannati e confusi si rovesciavano dentro la mia testa.
Ho pensato che sarebbe stato proprio un bel modo per ricominciare, svegliarmi da qualche altra parte e guardarmi intorno, capire che da lì, si deve ripartire.
Che la vita non finisce mai di darmi lezioni, mi ritrovo in faccia verità che già credo di conoscere ma che quando le ho davanti, mi sembrano così assurde ed incoerenti che sembra impossibile facciano parte di questo mondo.
Che la realtà non è mai come te la sei sognata. Che a volte credi di viverla esattamente come la immaginavi, ma è solo fantasia della tua mente che serve a farti sentire vivo.
Io è un pò di tempo che mi sveglio con questa sensazione, che mi alzo dal letto senza chiedermi se il sogno sta continuando oppure se sono già nel mondo reale.
Ed un giorno dopo l'altro, tra questi due mondi io ci ho costruito un paio di ponti sopra i quali mi sono preso la libertà di passare tutte le volte che ho voluto.
Poi ad un certo punto arriva la vita a tirare le somme e non posso più fare finta di niente, io, almeno io, devo sapere in quale sponda mi trovo.
Mi sono accorto di aver messo dentro un sacchetto tutti gli elementi di questi due universi, e di aver giocato a mescolarli insieme rendendo tutti i miei momenti fantasticamente veri. Ma poi quando la vita interroga, l'unica risposta è la realtà.
E scopro, adesso, che tutti i miei sogni più belli, sono sull'altra sponda.
E non mi resta che accettarlo, levare le tende, prendere le mie cose e tornarmene senza tante storie, a vivere. La vita vera.
Che sarebbe troppo da scemi stare male per qulcosa che è fantasia.
17 Maggio 2009
Babbo Natale
E pensare che proprio oggi, dicevo che avrei voluto iniziare questo mese con una rasoiata.
Un post (?) di quelli che quando li leggi ti sembrano lame che arrivano dritte alla gola. Zac! E non ci pensi più.
Poi all'improvviso sono diventato bambino.
Tanto per intenderci, qualcosa del tipo che mentre fai la cosa più normale del mondo, che ne so, ti alzi dal letto durante la notte per esempio, per andare a prendere un bicchiere d'acqua, ed è la notte di Natale, sempre per esempio, senti dei strani rumori sopra la tua testa. Come se qualcuno passeggiasse sopra il tetto, ed allora pensi ad un ladro, o nella migliore delle ipotesi pensi ad un gatto, fino a che senti dei rumori che provengono dal camino, e tu non ci pensi proprio, non ci credi, cioè, ci credi ma non vuoi crederci, vedi spuntare all'improvviso un grassone biancobarbuto vestito di rosso che goffo ed impacciato, tenta di orientarsi guardandosi intorno abituando pian piano gli occhi al buio della casa. Un paio di colpi di tosse, poi ti vede che te ne stai lì in piedi come una statua con la bocca aperta che non sai bene se stai sognando ed il bicchiere d'acqua vorresti già averlo preso per buttartelo in faccia per vedere se ti svegli, e lui, il grassone insomma, ti vede, stringe un pò gli occhi per capire ed essere sicuro che sia proprio tu, ed allora ti sorride e ti porge un paccone enorme che quasi non riesce neanche a tenerlo in mano.
E tu, stai lì in piedi come una statua con la bocca aperta che non sai bene se stai sognando ed il bicchiere d'acqua vorresti già averlo preso per buttartelo in faccia per vedere se ti svegli, e lui, con queste braccia tese e questo paccone tra le mani che non ci credi, cioè, ci credi ma non vuoi proprio crederci.
Ecco, vedete, io adesso me ne stò qui, seduto davanti questa cosa, che aspetta. Ed io non riesco a smettere di guardarla, non riesco a smettere di pensare che sia una cosa mia, non riesco proprio a smettere di pensare a quanti giorni sia stata lì in silenzio senza dire nanche una parola, senza mai farsi uscire una sillaba, neanche nei momenti più difficili, neanche una, dico.
Sto qui, seduto per terra a pochi centimetri e mi studio tutti i contorni, ogni millimetro di questo paccone, e non riesco a staccargli gli occhi di dosso, non lo riesco nenache a toccare, ma tento solo di penetrarlo con gli occhi per capire cosa c'è dentro.
Che quasi non lo voglio sapere cosa c'è dentro, che io me lo tengo così, penso. Non lo apro mica, a me in fondo piace così com'è. Anzi, più lo guardo e più mi piace che non me ne frega proprio niente di cosa c'è dentro.
Non lo so neanche più quanto tempo è, che me ne stò seduto insieme a lui, uno di fronte l'altro a gaurdarci e a studiarci come se fossimo alieni che io non lo tocco apposta per paura che da un momento all'altro scompaia da sotto i miei occhi.
Mi accorgo che c'ho in faccia un sorriso che è una via di mezzo tra una risata liberatoria ed un pianto silenzioso fatto di lacrime lente.
Per un attimo penso che alla fine non lo lascio solo, mi sdraio qui al fianco del paccone e gli faccio compagnia. Mi sta bene così, la notte la passo insieme a lui sdraiato per terra che se si sente solo, ci sono io a tenergli compagnia.
Mi piace da impazzire questo universo. Se ne sta chiuso dentro questo scatolone sdraiato vicino a me.
Ed un nome, ancora non ce l'ha.
7 Maggio 2009