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Gennaio 2009


Universo uno

Ecco che ad un certo punto le cose se ne vanno dritte per una strada ben precisa, cioè di fronte ad un bivio zigzagano un pò, sembrano uscire dalla strada, ma poi ne imboccano una, e via. Dritte.
Qualcosa tipo mir che ho visto giocare domenica.
Lei che c'ha sempre la frase giusta al momento giusto, ma quello che più mi manda ai matti che proprio mi incasina, è il tono di voce, che sembra sempre buttato lì a caso ed invece no, è sempre quello esatto, quello preciso che non può non tenerti dritto.
E mir che ho visto giocare domenica dicevo, mi ha fatto pensare che ad un certo punto le cose se ne vanno dritte per una strada ben precisa. Zigzagano eccetera eccetera, ma poi, poi vanno da dio.
Ed io che faccio di tutto per spacciarmi da persona adulta, non posso che accettare questo, silente.
E allora me ne vado alla stazione, attraverso il primo binario, attraverso il secondo poi il terzo e continuo avanti fino a superare il diciassette, chiuso per lavori dopo che un treno si è schiantato contro due aspiranti viaggiatori, uccidendoli. Ed arrivo al ventisei che mi sembra un buon numero per (ri)partire.
Mi siedo sulla panchina ed attendo paziente, che io di pazienza ne ho da vendere.
Gente che viene e che va, io vado.
Lascio la mente che vada a mir che ho visto giocare domenica e che mi ha fatto pensare che ad un certo punto le cose se ne vanno dritte per una strada ben precisa. Loro zigazano. E poi, da dio.
Alla fine un treno da prendere seriamente ce l'ho, penso.
E salgo. Dritto sicuro, deciso. Stavolta non ho bagagli, se non me stesso. Stavolta non ho nessuno, se non me stesso.
Il capostazione chiude le carrozze, poi il fischio e poi la stazione che comincia a muoversi davanti i miei occhi. Ho paura di aver freddo, ma poi freddo non ne ho.
mir che gioca, le cose che vanno, zigzag, dio! dico ad alta voce.
Sto andando.
Penso ai due morti del binario diciassette e mi viene da piangere per loro.
Adesso, saranno una cosa sola in qualche altro universo.
Questa universo infatti, si chiama uno.

...è il disordine dell'anima, respiri su di me ma non mi dai calore...
...quante volte sono morto dentro la tua stanza a volte pulita non vuol dire bianca, l'hai capito o no??
e vedrai che saprò stare in piedi lo sai,
come noi non ne nascono quasi mai
mi mancherai per quello che sei
mi mancherai per come ti dai...
M. C.

28 Gennaio 2009


Fantasia

Sono un pò di giorni che ho dei flashback.
Mi vengono in mente e canticchio canzoni anni '60 e mi ritornano in mente vecchissime pellicole anni '50.
Poi mi arrivano così all'improvviso che non so neanche da quale parte dell'inconscio vengano fuori e mi si presentano davanti quando meno me l'aspetto, nei momenti piú impensabili, mentre lavoro, mentre parlo con mia madre, mentre parlo da solo, prima di addormentarmi.
E poi frammenti impazziti di immagini inimmaginabili mi riempiono la testa di sequenze e fotogrammi diversi tra loro in bianco e nero ed a colori e montate casulamente in un film senza senso.
La mia mente spazia in fantasie subnormali e malate che non hanno un filo di collegamento logico.
Il cuore ha detto stop alla mia fantasia disperata.
Che se ne è andata in giro, lei, ed ha appena fatto ritorno da un viaggio troppo lungo. Principi a cavallo e castelli. Streghe, draghi e mulini a vento.
La mia fantasia ha modellato storie e persone che non esistono, ancora una volta si è spinta troppo verso la terra dei desideri.
E tornare nel mondo reale è un pò come riincontrare vecchi amici e parenti dopo un lungo viaggio.
Abbracci e pacche sulla spalla, qualche ferita addosso e delle mani da lavare.
Avessi un telecomando manderei in forward tutta la sequenza di immagini fino ai titoli di coda e poi al nero. E poi, ancora, off.
Questo spazio è un contenitore. In questo contenitore c'è anche il mio tempo e chi non fa nulla per meritarlo, da adesso va fuori dai coglioni da questo spazio.
Questo universo si chiama io.

21 Gennaio 2009


Ecco più o meno cosa

- sai lucia... quella notte con andrea è stata...beh...come spiegarlo...niente! Devo farti vedere quella cassetta!
- non ci posso credere, vi siete filmati al primo appuntamento!?
- no...era una videocassetta di una partita di calcio...c'è uno che sta sull'angolo e lancia la palla verso l'area...dove...vabbè c'è un sacco di gente...e poi c'è un altro...un attaccante credo...che per prenderla salta altissimo...però la palla era ancora più alta...e sembra sicuro che non la raggiungerà mai...ed invece lui resta lì...in area...così...fermo...
- e poi...?
- e poi la colpisce di testa e la palla non può che entrare in rete...e nessuno poteva pararla eh? perchè nessuno poteva immaginarsi che in una partita potesse succedere una cosa del genere...voglio dire...stare con andrea mi ha lasciato...dico...una specie di scia...tipo quella di campanellino e peter pan, hai presente no?
- stai dicendo che tra te è andrea è una cosa seria?

(dal film "Santa Maradona")

20 Gennaio 2009


Silenzio

Nelle ultime ore sto tentando di trovare le parole, ma proprio non le trovo.
Ci penso e ci giro intorno, ma le parole che cerco, io, non le trovo.
Questa volta sono io a rimanere muto davanti allo specchio che riflette neanchesopiùiocosa, e a non trovare le parole da dire. Da dirmi.
Poi me ne accorgo da solo che quel tipo di parole che vorrei avere pronte qui con me adesso, neanche esistono. No, dico davvero, neanche le hanno inventate, non esistono in nessun vocabolario e nessuna frase potrebbe avere un senso compiuto.
Quindi, deciso. Niente parole.
Facciamo così, questo universo si chiama silenzio.
Ecco, senti che bel nome. Tranquillo, semplice e soprattutto libero. Silenzio. Non male.
E quindi, davanti allo specchio me ne rimango zitto zitto senza far caso a quello che vedo, senza chiedermi se veramente sono io quello là che se ne sta dall'altra parte che mi guarda quando lo fisso negli occhi e che abbassa lo sguardo quando anche io lo abbasso.
E quindi niente da dire, neanche un emozione da raccontare, niente più, giurosudio che non ne ho neanche una di emozione che mi passa attraverso. Vorrei poterla raccattare da qualche parte e sbatterla in faccia al primo che passa, darle un nome e scriverla qui sopra.
Ed invece, niente emozioni, niente parole. Silenzio.
Mi guardo che me ne sto con la bocca aperta con le parole in gola pronte ad uscire fuori, ma quelle se ne ricadono giù perchè non erano loro quelle giuste, e allora ci riprovo ecco che mi lecco le labbra e ci riprovo, bocca aperta le parole in gola, ma niente, giù un'altra volta, neanche loro quelle giuste. E così via, contiunuo per una decina di volte fino a che mi accorgo che non c'è niente da fare. Non esistono. Le parole in questo caso, non esistono. Fanno silenzio.
Ma che ne so, neanche un'emozione che mi venga incontro ad aiutarmi, che mi dia una mano a ricordare cosa è esistito e cosa non.
Mi sento come l'unico sopravvissuto di un aereo caduto nel bel mezzo del deserto.
L'alternativa magari, sarebbe una risata. Dentro una stanza con l'imbottitura alle pareti ed una camicia di forza addosso. Quello, si. Ma di ridere, anche in quel modo, proprio non ne trovo la forza.
Dopo tutto, un ossequioso silenzio forse, è la cosa più giusta.
Spengo la luce e nessun pensiero, please.
Ecco. Primo universo.

18 Gennaio 2009


Universi Paralleli

Quest'anno finisce Circus ed inizia Universi.
È un pò come dire che dopo aver girovagato per un anno e mezzo con un tendone da circo, ci si riposa.
Si fanno i ringraziamenti, si saluta il pubblico che se ne è stato lì a godersi gli spettaccoli tutti i giorni, uno dopo l'altro a gridare a battere i piedi ad applaudire ad incitare il mio nome, insomma a quel pubblico che se ne è stato lì e spero che si sia divertito. Grazie, pubblico.
E si fanno i ringraziamenti a tutti gli acrobati, ai clowns ai giocolieri ai prestigiatori ai presentatori ai primi attori e alle comparse. A tutti gli addetti ai lavori compresi chi ha venduto pop corn e zucchero filato.
Grazie a voi tutti, davvero. È stato un bel girovagare dove ho visto mondi, facce vite e sogni che si realizzano.
Spero ci si possa incontrare di nuovo un giorno e riprendere il tendone e ricominciare a vagabondare per il mondo.
È stato bello aver partecipato con voi a tutto questo. Grazie, accidenti.
Ed inizia Universi, dicevo.
È un pò come dire che si parte da lontano. Cioè, si inizia prendendola alla larga.
Ero sicuro che Circus dovesse finire ma non sapevo precisamente cosa dovesse iniziare.
Ci ho pensato un bel pò e Universi Paralleli mi sembrava la cosa più giusta da fare.
E cominciare così significa che non smetto di guardarmi indietro che non dimentico quello che ho lasciato, che è fantastico avere un passato e che ricordo tutta la strada che ho fatto per arrivare fin qui, significa che le cose belle dietro di me, vengono con me.
Microcosmi andati e microcosmi nuovi.
Ho pensato fosse doveroso che il mio tempo avesse un nome e ci tenevo a raccontarlo.
Chi vuole sapere altro, venga a chiedere. Attendo a braccia aperte.
A proposito, quest'anno ho comprato un biglietto della lotteria.
Serie e numero Rxxxx71, ma non era quello vincente.


12 Gennaio 2009


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