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Duecentonovantottesimo giorno. Ora prima


Se sapessi scrivere una risata che non fosse soltanto una serie di A e di H, lo farei.
Perché mi piacerebbe saperle dare anche un suono in modo che se ne capisca a fondo il significato.
Inizierei questo post (?) proprio in questo modo.
Una risata, piazzata lì, neanche troppo rumorosa, ma sonora, dal cuore.
Mi sembrerebbe un buon modo per incominciare.
Ed invece niente risata, così come la vorrei io, non sono capace a scriverla, quindi niente, nulla. Silenzio.
Poi se qualcuno vuole immaginarsela esattamente come vorrebbe sentirla, beh, può farlo.
Sarebbe un buon modo per incominciare.
Partendo dalla buonanotte di ieri sussurrata a mia zia che la sento vicinissima e sono sicuro che è qui, per poi passare attraverso i sogni che assurdi, mi hanno lasciato una sensazione del cazzo tutta la giornata. Chissà perché ma la mia mente perversa riesce a rovinare anche quei sogni che avevano tutte le migliori intenzioni, ed io, zac, ci metto il mio zampino per renderli volgari, cattivi, violenti. Ma perché?!
Per continuare con una fittissima, quasi ingombrante corrispondenza tra Roma-Milano-Torino che ingoia quell'unica minuscola parte sana che era rimasta dentro di me.
A volte mi accorgo che non distinguo più neanche la realtà ed intraprendo fraseggi troppo belli da far veramente male. Sono bravo a far del male in questi casi.
Che mi trovo a vagare di notte in isolate strade buie che mi sembra di stare in un apocalittico film di fantascienza dove io, unico sopravvissuto, tento di tornare a casa. La sensazione è incredibile, mi fa sentire vivo in un tempo ormai morto, io stesso un sogno, di una città dormiente.
Anche se ultimamente, perduto in queste notti, mi chiedo quanta voglia ho di ritrovare la strada.
La risposta secondo me fa un pò paura, e quindi, niente risposta.
Nel continuare, mi avvilisco e quasi mi rattristo se penso all'indifferenza che incontro negli sguardi spenti di certe persone.
Devastante, quanto io possa aver creduto di poter sfiorare momenti felici. Un drogato appena uscito dal tunnel probabilmente adesso, si sentirebbe libero come me.
Altri, non sanno minimamente cosa.
Ed all'arrivo, io le mie storie da leggere, e da raccontare, ce l'ho.
E le persone reali, che stanno ad ascoltare, eccole qui, tutt'intorno.


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