There has to be a better way
Kamikaze
Sarei dovuto rimanere a letto.
Lo sapevo.
Giornata di merda. Domenica.
La strumentazione non risponde.
Solo cielo. Cielo e nuvole davanti a me.
Da quando mi sono svegliato, stamattina, non ho pensato ad altro.
Mi sarei dovuto rigirare nel letto e fanculo a tutti. A tutto.
Sto perdendo quota.
Solo cielo. Cielo e nuvole che sfrecciano impazzite davanti a me.
Te lo immaginavi che finiva così?
Guardo l'altimetro. Va a velocità forward.
Ascolto il cuore, e va più veloce.
Potevo chiudere gli occhi e spegnermi sotto le coperte.
Stavolta non mi salvo.
I motori sono spenti, vorrei planare ma vado giù. In picchiata.
La voce mi si spezza dentro, vorrei urlare ma sento il sangue che nelle vene comincia a scorrere al contrario e mi toglie il respiro.
Tutto trema.
Penso ai miei sogni, quelli che avrei potuto fare se fossi restato dentro al letto.
Non è possibile, mi dico, non sta succedendo a me, ma dura un niente perchè guardo meglio, guardo fuori e le nuvole sono finite, manca poco. Picchiata.
La vedo proprio vicina, ho lo sguardo fisso e non trovo le parole.
Guardami! Senza paura! Guardami negli occhi!
Perdo quota e cado giù.
Ho sbagliato rotta. Il radar punta altrove.
La luce rossa del warning mi illumina come fosse un sole e sento il calore.
Tutto trema.
Non credo a quello che vedo.
Potevo rimanere nel mio letto, al sicuro.
Mi sto per schiantare.
Lascio la cloche e chiudo gli occhi.
Eccomi, sto arrivando.
Su di te.
Mayday.
se il contatto non c'è
e non funziona la cloche
contro di te mi schianterò
L. D.
23 Novembre 2007
Oggi, Nemosireno nel bosco
Da oggi, due nuovi troll (o trolls?) faranno parte del mio bosco.
Uno dei due legge. Studia, precisamente. Ha una pietra in mano.
Mentre legge la tiene sul palmo della mano. E' arancione. La pietra intendo, non la mano.
A giudicare dal sorrisetto che ha, deve essere una pietra mooolto speciale.
Secondo me esaudisce qualche desiderio o qualcosa del genere. Conoscendo i troll (o trolls?), sarà molto dura capire di cosa si tratta.
Spero di scoprirlo molto presto.
L'altro troll invece, è un guerriero.
Almeno, questo è quello che lui vuole farmi credere.
Stamattina era su uno scaffale, ha visto che mi ero interessato al suo compagno e alla sua pietra arancione, e allora, prima che me ne andassi, ha fatto una specie di colpo di tosse. Così. Per farsi notare.
Allora l'ho guardato, l'ho preso in mano e gli ho sorriso. E lui, niente. Impassibile.
Ci teneva a mantenere quell'aria da impavido guerriero.
Me lo sono guardato e lui se ne stava lì tra le mie dita con il muso poggiato sul suo scudo e con quel testone infilato in un elmo da vikingo.
Occhei, gli ho detto, vieni anche tu con me.
Ed è stato in quel momento che mi è sembrato di vedere su quel faccino, un timido sorriso malizioso. Furbo, lui. Altrochè.
Adesso se ne stanno qui, nel bosco. Insieme agli altri elfi. E dovreste vedere loro com'erano curiosi di vedere i nuovi arrivati. Si sono radunati velocemente, chi dietro un albero, chi dietro un cespuglio, per vedere la novità.
Mi sa che ci sono rimasti male.
I troll (o trolls?) adesso se ne stanno infilati sotto le loro coperte e non usciranno prima di dopodomani. Si devono ambientare, loro.
Gli elfi stanno impazzendo dalla curiosità, lo sento.
Secondo me si divertiranno un casino tutti quanti.
Ogni cosa a suo tempo.
Adesso il bosco si è addormentato ed è piacevolmente silenzioso.
Chissà cosa sognano, gli elfi.
Vabbè, ho fatto bene, se aspettavo che qualcuno me li regalava, stavo fresco.
La realtà l'ho lasciata fuori la porta. Oggi, mi andava così.
21 Novembre 2007
Il sangue che scorre al contrario
Adesso ti dico come mi sento.
Per spiegarti meglio, ti racconto la storia di un tizio che conosco e che un bel giorno, ha deciso di lasciar perdere tutto e di mettersi a costruire un villaggio. Il suo.
Uno di quelli dove lui, è il capovillaggio.
Uno di quello dove decide lui chi farci entrare e chi no.
E allora lui, ci si è messo d'impegno.
Comincia con le case, una dopo l'altra tutte in fila, perchè dentro quelle mura la gente del suo villaggio deve sentirsi al sicuro, e quando le ha finite si accorge che sono venute proprio bene, tutte queste case.
Poi si mette a costruire strade, e ne fa tante in modo che in questo villaggio qualsiasi posto possa essere raggiunto facilmente. E quando le ha finite si accorge che sono venute proprio bene, tutte queste strade.
E poi si mette a piantare gli alberi, ne mette di tutti i tipi, fa i parchi con i laghi e le fontane, dove le persone del villaggio possono starsene sdraiati a guardare il cielo nelle giornate di primavera. E quando li ha finiti si accorge che sono venuti proprio bene, tutti questi parchi.
Insomma hai capito. Per costruirsi un villaggio ci vuole il cuore. E lui, ce l'ha messo. Tanto. Tutto.
E ancora non l'ha finito il suo villaggio, perchè sai, per farne uno veramente bello ci vuole tempo, ci sono ancora tante cose da fare. Ancora non l'ha finito dicevo, che, chissà perchè, qualcuno dall'alto, un dio o che ne so, chi per lui, decide di mandargli un uragano. Ma uno di quelli veramente devastanti, uno di quelli che, dopo passati, non lascia più niente.
Ed infatti, del suo villaggio all'improvviso, pluf. Niente. Come se non fosse mai esistito. Distrutto. Crollato. Devastato. Più niente. Di quello che, ogni giorno con pazienza e amore aveva costruito, più niente.
Ma perchè? Scusa dio, ma perchè?
Ed è normale che mentre l'uragano sta devastando tutto, lui si sente all'improvviso come se il sangue cominciasse a scorrere al contrario, sente il calore che gli esplode dentro, sente le gambe che cominciano a tremare. Ed è normale che non crede a quello che sta vedendo, che la sua mente non lo accetta.
Quella era una cosa mia, dice, e adesso non la riconosco più.
Ed è normale allora che lui, ci piange sopra. Come se le lacrime potessero far ritornare tutto come prima. Ed è normale allora che lui, sopra le rovine del suo villaggio, ci si sdraia e comincia a gridare fino a che la voce non gli finisce.
Ma perchè? Scusa dio, ma perchè?
Ecco, mi hai ascoltato? non so se ho reso l'idea.
Io mi sento così.
Quante volte te lo sei chiesta come sarebbe stato?
Adesso lo sai.
E adesso sai anche come mi sento.
P.S.
Bastano le mie di lacrime. Tu, vivi serena.
19 Novembre 2007
il vento addosso e mi lascio trasportare
Giorni strani questi.
Pochi se. Senza ma.
Meglio.
Non parlo molto. Mi limito ad ascoltare.
Mi sento molto spettatore. Poco protagonista.
Mi sembro uno che ha pagato il biglietto per entrare e mettersi seduto a guardare la propria vita.
Faccio cose che non mi va di fare prendo aerei e vedo gente che non mi piace. Cerco di scappare, ovvio. Ma non vado poi tanto lontano.
Gente che va e gente che riappare come fosse niente. E quelli che vanno spesso, sono stati tanto.
Mi sono tagliato i capelli sperando forse di togliermi dalla testa anche certi pensieri. Ma quelli no. Non se ne vanno.
Ogni tanto mi incrocio con Jun, ma non ho il coraggio di dirle niente, o per lo meno niente che non sia un banale come va come stai che fai. Allora no, non a lei. Non così. Anche Jun non mi dice niente e forse la pensa come me.
La mia chitarra se ne sta lì buona buona ad aspettare, e ogni tanto la sento canticchiare zombie dei cramberries. Mi guarda e me la tiro un pò, ma sa che spesso è nei miei pensieri.
Riprendo il lavoro e mi sembra un film già visto. Mi muovo e conosco già le battute a memoria. Poca improvvisazione.
Le soddisfazioni, me le danno i ragazzi del fight club perchè so che stanno lì ad aspettare come me il venerdì sera. E sono pronti ad ubriacarsi insieme a me.
A proposito, c'abbiamo una nuova barman. Altra soddisfazione. Mica da poco.
E comunque dovrei smetterla di bere come faccio, l'alcool non affoga niente e se lo fa, dopo, tutto torna a galla.
Qualcun' altro ha preso il treno, e si è allontanato. Forse non si è accorto che sarebbe dovuto scendere un pò di stazioni fa. Mi dispiace. Davvero.
Le persone per la strada hanno tutti la stessa faccia. Ovunque comunque sempre la stessa. Da diventare pazzi.
Lei ha un nome e quando sorride mi diverte. E poi è pazza. Mi ci aggrappo come un naufrago alla sua scialuppa e non la mollo. So che mi porterà a riva.
Mi piacerebbe parlare di più con mir. Secondo me abbiamo ancora tante cose da dirci.
Giorni strani questi.
Pochi se. Senza ma.
Meglio.
Scivolo un pò, mi sento il vento addosso, apro le braccia e mi lascio trasportare.
15 Novembre 2007