Venticinqueagostoduemilaecinque
Io sono incazzato.
Io sono amareggiato.
Sono spossato, sono stressato.
Io sono meravigliato. Io sono allucinato, sconcertato, pietrificato io sono spaventato.
Io, sono stato ingannato.
Mi hanno derubato.
Io sono stato prima incoraggiato poi malmenato, depredato, inchiodato, picchiato schiaffeggiato scalciato scacciato schiacciato massacrato e poi alla fine, io, io sono stato abbandonato.
Io sono malandato, affamato assonnato. Io sono disperato. Mi hanno denigrato avvelenato mi sono drogato io, mi sono violentato.
Eh si perché vedete io, mi sono prestato, io ho aiutato, io ho insegnato ho imparato, io ho accusato qualche volta ho sbagliato poi mi sono scusato, ho salvato, ho litigato e poi ho riparato, ho recuperato, ho sporcato io, ho lavato. Ho guardato, ho spiato, ho domandato ho aspettato io mi sono alleato, io non mi sono mai rifiutato. Io ho addormentato, io ho risvegliato, ho accarezzato ho baciato ho curato io, in tutto questo, ho dato.
Poi, un bel giorno, sono andato, ho viaggiato, io sono emigrato, ho faticato, mi sono presentato, sono stato giudicato ho festeggiato, ho brindato perché…si é sposato ed io, ho ballato ho cantato io ho giocato, io mi sono ubriacato poi ho cercato ho comprato, io mi sono regalato. Io li, ci sono stato. Ecco dov’è il problema, io ho esagerato.
Ma poi in fondo voi che ne sapete, io ho sognato, io ho fantasticato non ho mai stentato mai frenato, sempre giù, il piede, sempre accelerato, quando ci penso, addirittura si, mi sono superato, io non ho mai dubitato non ho mai recitato, credetemi, io non mi sono mai mascherato io, ho volato, io sono stato toccato, sono stato abbracciato, io ho annusato, ho respirato ho sospirato.
Io ho lottato, sono scivolato graffiato io mi sono rialzato, io ho pregato ho peccato ho bestemmiato e poi ho giurato, io mi sono piegato, io ho sopportato, ho gridato io ho sudato ho perdonato, io ho sperato ho spiegato, dio, quanto ho parlato, volevo essere ascoltato ho anche sussurrato io mi sono dedicato.
Io ho amato.
Mi sono innamorato.
Sono stato fortunato si, per quelle volte che sono stato stuzzicato, certi momenti coccolato, io, non ho esitato, io mi sono sentito lusingato non mi sono mai vergognato mai limitato, io mi sono solo e sempre fidato. E questo, vi assicuro, l’ho pagato. Ero come ipnotizzato.
Non che mi sarei rifiutato, ma credetemi, nessuno mi ha premiato, neanche rispettato, sono stato lasciato screditato rinnegato raggirato io, sono stato umiliato.
In fondo mi avevano chiamato, qualcuno mi aveva avvisato così, immediato, mi hanno consigliato ma io ero come accecato come bendato pressato, pensate, a volte forse, mi sono anche odiato.
Il mio cuore è stato catturato, imbambolato, lo hanno azzannato preso e bastonato calpestato frantumato sbriciolato torturato, adesso il mio cuore è qui, dilaniato, insanguinato. Il mio cuore è stato imbrogliato.
Eccomi qui, sono crollato. Me ne sto qui, arrabbiato, timorato rannicchiato accovacciato spogliato, sono consumato, mi hanno rovinato. Mi sento completamente disorientato, mi sento scollegato, alienato, sono un disadattato.
Sono qui e mi sono fermato. Ho provato, ho ragionato mi sono domandato, ho pensato. Sono stato sfortunato, se avessi continuato, sarei finito ammazzato o forse, mi sarei suicidato. Mi sarei dannato. E allora, non ho più indugiato, io mi sono allontanato, mi sono eclissato scansato, mi sono riparato. Io ho mollato. Mi dispiace, sono giustificato.
Vorrei essermene liberato, vorrei aver dimenticato, per quello che sono stato, mi piacerebbe essere ricordato.
Spero che tutto questo almeno mi abbia migliorato.
Io adesso, mi sono rassegnato.
16 Agosto 2007
Fight Club
Il posto si chiama Fight Club.
Ci sono stato ieri per la prima volta.
Era l'inaugurazione o forse la pre-inaugurazione o qualcosa del genere. Roba per pochi intimi insomma.
Ci sono stato ieri e ieri era l' undiciagostoduemilaesette. Mettetevi questa data bene in testa.
A dire il vero, solo a parlarne sto praticamente infrangendo la prima regola di questo posto. Ed anche la seconda, se proprio vogliamo dirla tutta.
Pensa te che ieri, io, stavo duemilachilometri distante dal Fight Club. Cioè, intendo dire, ieri di un anno fa.
Esattamente stavo mangiando il flaki o flachi, o come cavolo si scrive.
Insomma, sto posto, il Fight Club, è nuovo a Roma.
Non appena entri dentro, ti arriva addosso sparato come un tir all'uscita di una galleria, il ring. Uno di quelli veri.
Che come lo vedi pensi "ma che ci sta a fare un ring qui dentro", ma poi ripensi al nome del posto e dici "aahh, tutto chiaro".
Ieri per esempio cercavo una foto e tra le tante, ne ho trovata, guarda caso, un'altra. Un'altra proprio di un anno fa.
Ed ho cominciato a pensare che tutto questo mi sembra un pezzo di vita che qualcuno ha messo tra parentesi. Cioè, qualcosa del tipo vacanza di una settimana in un villaggio turistico dove per ambientarti ci metti qualche giorno, e dopo, quando ti sei ambientato, ti accorgi che la vacanza è bella che finita. Devi preparare le valigie.
Non so se mi spiego.
E ti lasci dietro persone, sorrisi, momenti posti risate odori e sicuramente, un pò di te.
L'unica cosa che ti porti via e che sempre porterai con te, sono i ricordi. Ogni giorno che passa, sempre più trasparenti.
E su questo ring, la sera non ci fanno nessun match. Mai.
Al centro invece c'è una colonna con delle bottiglie dove sopra ci vengono sparate delle luci colorate che a vederle così, pensi anche che è un bell'effetto.
Tutt'intorno alle corde c'è il bancone e agli angoli anzichè esserci i pugili, ci trovi quattro ragazzi. Uno per ogni angolo.
Ad inizio serata, le casse appese in alto sopra il ring, cominciano a fare il loro lavoro buttando fuori la musica e dai plasma sparsi sulle pareti schizzano fuori le immagini dell'omonimo film, quello con Pitt/Norton - Norton/Pitt, insomma.
Uno dei ragazzi prende il microfono in mano e comincia a gridarci dentro.
Le regole del Fight Club.
Lui le urla, che poi a dirla tutta, sono semplici da imparare anche perchè sono solo tre e sono scritte un pò ovunque sulle pareti.
Ed io stasera me ne sto in macchina a vagare per la città, a prendere appunti ad ogni semaforo rosso.
E a pensarci su.
E allora comincio a chiedermi se sono l'unico a farlo. A pensarci su, intendo.
Faccio una pausa.
E poi mi dico che è inutile che mi prendo per il culo.
Si, sono l'unico a farlo.
E mi dico anche che queste sono le ultime righe che scrivo sull'argomento.
Ed i quattro ragazzi se ne stanno lì a preparare cocktail, che secondo me non sanno neanche loro come si fanno, e a ridere tutta la sera.
Uno dei quattro è vestito di nero, ed è quello più alto di tutti, porta una maglietta nera con un teschio.
Un altro, dicono che assomiglia a Pitt, forse perchè è biondo, ma lui ci ride su.
Un altro ancora, indossa la maglia con l'immagine del Che (lui voleva metterci la bandiera, ma non gliel'hanno permesso).
Il quarto invece, se ne sta lì a guardarli mentre lavorano. E sorride.
Bella serata, pensa.
Il posto si chiama Fight Club.
Mentre uscivo da lì, all'ingresso, c'era una locandina.
Non so bene quando, ma pare che Paul Mc Cartney farà una serata in questo posto.
E sarà una serata indimenticabile.
P.S.
In bocca al lupo per la tua vita.
12 Agosto 2007
Il Grande Nikolas
Io ho avuto la fortuna di vedere una sua esibizione.
Voi adesso immaginatevi un grosso tendone. Ma proprio uno di quelli grossi, di quelli a strisce bianche e rosse, uno di quelli che può contenere tante ma proprio tante persone. Un tendone da circo insomma.
Adesso immaginatevi di starci dentro, e immaginate di stare seduti in mezzo al pubblico, insomma immaginate di essere voi, il pubblico.
Poi, come un pubblico che si rispetta in un circo che si rispetta, immaginate di avere la tentazione di alzare la testa. E allora dai, alzatela. Tanto per rendervi conto dov'è che finisce sto tendone, perchè da fuori vi è sembrato proprio grosso e adesso che alzate la testa e lo guardate da dentro, vi rendete conto che è davvero tanto grosso.
E sospesi così nell'aria, provate ad immaginare di vedere dei fili, anche quelli, proprio tanti, che partono da un punto del tendone e finiscono dalla parte opposta. E proprio nel mezzo del tendone, attaccati a questi fili, i trapezi. Proprio quelli dove gli equilibristi ci saltano e ci volano come scimmie sui rami di un albero.
E poi immaginatevi i giocolieri, i contorzionisti, i mangiatori di fuoco, la donna cannone i clown e le danzatrici. Gli animali quelli no. Per favore, quelli non immaginateveli. Lasciamoli stare.
Però, immaginatevi tutto il pubblico intorno alla pista. Immaginateveli che tutti insieme si mettono a battere le mani e dare il tempo, immaginatevelo con la testa in su, il pubblico, a bocca aperta e provate ad immaginarvi soprattutto i bambini, immaginatevi questa miriade di bambini e provate ad imaginarveli con lo zucchero filato e i lecca-lecca grandi come racchette da tennis.
Ed immaginatevi che ad un certo punto della serata arriva il momento più atteso, quello che tutti aspettano, quello per il quale il pubblico comincia a gridare e a battere i piedi e le mani.
E' a questo punto che entra in scena il meraviglioso, il divino, Il Grande Nikolas.
Ed il pubblico impazzisce letteralmente, incita il suo nome, il tendone si riempie di urla e applausi, tutti per l'unico, il re dei giocolieri, Il Grande Nikolas.
Io ho avuto la fortuna di vedere una sua esibizione.
Il Grande Nikolas viene da una grande famiglia di artisti circensi, si parla addirittura di sette generazioni, che se ci pensi bene diventi matto, queste sono persone che sono cresciute e vissute in tendoni da circo, cioè in una specie di campeggio itinerante per tutta la vita tanto per intenderci, cioè, per farla breve, Il Grande Nikolas è uno di quegli uomini nato per fare quello che fa. Era scritto.
E lui, quello che fa, lo fa da dio, cioè significa che lo fa come nessun altro, anzi credo che sia l’unico al mondo capace di fare quello che fa.
Ed il pubblico glielo urla addosso il suo nome, dopo tanta attesa lui, entra in scena, Il Grande Nikolas si becca addosso tutti quegli applausi, Il Grande Nikolas è pronto, anche perché uno come lui è nato pronto, si dice addirittura che prima di ogni esibizione faccia cinque ore di meditazione yoga, ma si sa come vanno queste cose, certe persone nascono leggende.
E quando entra in scena Il Grande Nikolas è un vero spettacolo, sembra uscire da una cella frigorifera tanto è il vapore che si sprigiona alle sue spalle, e quello che si vede di lui inizialmente, è solo un mantello rosso che volteggia nell’aria come se uno tsunami stesse per travolgerlo.
Ed il sorriso, il sorriso del Grande Nikolas è il più grande spettacolo, è un sorriso di un uomo che non è un uomo, è il sorriso di un idolo delle folle, di uno che il mondo se lo mangia, lui, Il Grande Nikolas, il mondo, se lo mangia.
Poi agita le sue mani nell’aria come stesse prendendo delle farfalle invisibili, libellule che noi comuni mortali non possiamo vedere, poi all’improvviso con un gesto, zittisce il pubblico ed il tendone sembrerebbe vuoto se non fosse per quei migliaia di cuori che battono all’unisono come tanti tamburi tutti, in attesa dell’esibizione del Grande Nikolas.
A questo punto Il Grande Nikolas chiama una persona tra il pubblico a fargli misurare la sua immensa magia, a fargli toccare con mani mortali la sua sensazionale dote che non è truccata che non ha inganni, ma che è arte pura.
Poi inizia. Solo respiri. E cuori come tamburi.
Ed esegue.
Ben quattro secondi. Quattro.
E la bottiglia rimane li, immobile, sulla sua fronte. Non cade mica.
Per quattro interminabili secondi.
Ed il tendone esplode in un boato che sembra un tuono prima dell’uragano.
Il tuono dopo Il Grande Nikolas.
Io ho avuto la fortuna di vedere una sua esibizione.
E quando lo vedi, Il Grande Nikolas, ti aiuta a dimenticare il passato.
Quel passato, che è meglio dimenticare.
Nicolas poi, ha anche un’altra storia. Ma questa, magari, la racconto un’altra volta.
P.S.
Grazie ragazzi.
6 Agosto 2007